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Sguardi ed esperienze sulla mostra di Chiara Camoni “Chiamare a raduno. Sorelle. Falene e fiammelle. Ossa di leonesse, pietre e serpentesse.” Al Pirelli Hangar Bicocca a Milano fino al 21/7/2024

Immagine del redattore: scuoladistregheriascuoladistregheria

Aggiornamento: 18 lug 2024

Alla chiamata abbiamo risposto, un po' insieme e un po' ognuna per sé, di seguito alcuni racconti perché la scuola è essere insieme anche se non ci vediamo, perché il tempo è circolare, perché i luoghi conservano le tracce, i pensieri, le presenze, perché essere streghe è anche essere vicine e lontane contemporaneamente.



Ho deciso di visitare la mostra di Chiara Camoni, perché qualcuna mi ha inviato le foto dei teli di seta stampati in ecoprint. Nelle immagini essi formavano due aeree stanze, immerse tra sculture in ceramica che, pur con le loro trame intricate ma aperte, richiamavano la pesantezza della terra. Non era decisamente la stampa con fiori e foglie a cui sono abituata e che pratico da oltre un decennio. Non mi piacevano. Però sono propensa a non fidarmi del tutto della prima impressione, soprattutto se deriva da immagini catturate da altre.

Ha attirato la mia attenzione anche il titolo della mostra stessa, tutto al femminile plurale, con al centro, a brillare, la parola “sorelle”. Nel video proiettato all’entrata del museo, Camoni spiega che molte delle opere in mostra sono frutto della collaborazione, del lavoro manuale di più donne insieme, sorelle che collaborano, che mettono in comune il loro lavoro per creare, per dare forme a un sentire comune, per dare forma alla bellezza.

Questo sentire comune a me ha parlato di amore per il pianeta, di connessione con le divinità madri, sempre pronte ad accoglierci, avviluppandoci in un abbraccio lussureggiante. Cosi come mi sono sentita abbracciata dalle leonesse e dalle serpentesse, le cui scaglie ho visto riproposi anche nella pavimentazione, nei recinti di pietre. Dal vero, anche i teli ecoprintati mi sono piaciuti: si integravano perfettamente con l’idea di dialogo con la terra e i suoi spiriti.

E infine i cani. Accoccolati su un tappeto di lana. Casa, nostalgia, ricordo, commozione. Qualcuno che è ed è stato una presenza importante nella mia vita e ora si è dissolto.

Concludo con alcune parole dell’artista che mi hanno molto colpita, e che esprimono un bisogno che condivido:

 “Abbiamo bisogno di grazia, di un po’ di bellezza. Di Mondi Perfetti. Durano un istante, poi si dissolve tutto, ritorna il flusso del quotidiano e siamo trascinati via. Ma mi rimetto al lavoro ‒ torno a cercare ‒ un altro momento di grazia, un altro Mondo Perfetto”.


Laura


Ultimamente sto frequentando molte mostre d’arte, musei, spettacoli teatrali, performance e simili cosa che per diversi anni ho fatto solo raramente.

Non so cosa sia cambiato, forse la possibilità (e il privilegio) di muovermi fra città diverse, forse nuove frequentazioni di persone che mi segnalano occasioni di valore, insomma, probabilmente come al solito mi faccio trasportare dalla corrente ma sto attenta a ciò che mi viaggia vicino.

Insomma una delle ultime meraviglie che ho visitato è stata la mostra di Chiara Camoni al Pirelli Hangar Bicocca a Milano fino al 21/7/2024. Sbrigatevi.

La mostra raccoglie molte opere dell’artista e soprattutto opere anche molto diverse per tecnica di realizzazione e senso che, per quanto poco la conosca, mi sembrano dare un’idea molto ampia delle sue manifestazioni espressive che spaziano dai gioielli, alle rappresentazioni a metà fra l’umano e tutti gli altri esseri senzienti, spiriti, antenate, presente e passato.

Le opere esposte sono composte da metalli, argilla, ceramica, lana, filati, tessuti, legno, manipolati, assemblati, scomposti e ricomposti costruendo strutture originali da oggetti in buona parte recuperati. Oltre a ciò tantissimo materiale vegetale fresco e secco, utilizzato anche in una forma basica di ecoprint (o stampa botanica) su seta che accoglie in una danza leggera e spensierata, spiriti volatili e normalmente inafferrabili.

Muovendosi da un’opera all’altra sembra di svolazzare fra presenze normalmente invisibili, e anche normalmente inquietanti se solo percepite, se non si riesce o non si vuole aprire una relazione, un dialogo, una possibilità di comunicazione. La mia principale sensazione è stata quella di ri-trovare, esseri conosciuti e visti in altri luoghi e modi, come quando incontri una persona e pensi: “Questa l’ho già vista da qualche parte” ed è stata una festa vederle tutte lì e non sentirmi né matta né sola.

C’è poi un aspetto che ho amato molto ed è la collaborazione, il manifestarsi nell’arte di una comunità. La maggior parte delle opere sono composte da numerosissimi pezzi più o meno piccoli, più o meno complessi che, viene detto e ripetuto in ogni descrizione, sono stati creati grazie alla vicinanza, al sostegno, alla relazione con molte altre persone intorno a Chiara Camoni.

Questo aspetto dell’artista come tramite per la creazione di comunità e, in essa, la fioritura creativa di ogni persona, l’essenzialità dell’una e dell’insieme mi piace moltissimo. Mi sono sentita parte sia perché la rappresentazione ha dato corpo a ciò che sento e vedo, sia perché ho rivisto gesti che fanno parte della mia pratica magica, sia perché qualche pezzettino di quelli che componevano le opere avrei potuto farlo anch’io e forse così è stato in altro tempo e in altro luogo o mondo. E magari lo faremo anche, ancora, nella scuola, in qualcuno dei prossimi percorsi.

Due elementi poi per me sono simbolicamente significativi: l’inizio e la fine e per non togliere la sorpresa, per quanto mi riguarda, inserisco solo queste due foto a corredo del mio racconto. All’inizio due leonesse sorvegliano la soglia con tutto il loro simbolismo di pericolo, forza e determinazione (soprattutto quella necessaria ad attraversare i loro sguardi incrociati, come quello della Sfinge), alla fine due cani su un tappeto di lana chiudono in un abbraccio di amore, dedizione e disponibilità, preziosa e breve, lo spazio di scoperta di sé e di tutti i mondi racchiusi nelle spire di mille serpentesse. L’inizio e la fine, l’essenzialità del saluto, la gratitudine per il tutto di sé che è promessa mantenuta.

Annalisa






Visitare ripetutamente la mostra di Chiara Camoni è stato imperativo, specie dopo aver ritrovato alcune sue opere nella mostra “Sciamani” di Trento.

Quanto da lei esposto ha storie da raccontare ad ore e giorni diversi, in un perenne mutamento e disvelamento.

Le “Sorelle” sono un insieme di materiali assemblati a parte da collane di elementi di terracotta con colori e finiture diverse, fori e vegetali secchi e freschi con sguardi altri, umani nel riconoscimento di tratti, ma non completamente, accoglienti o solenni, sedute o estese o come falene avvolte dalle fiamme al limitare dell'acqua, nel video loop che segue la costruzione e l'incenerimento di una di loro, dall'affacciarsi del tramonto a note, fra soffi di vento e crepiti che riverberano suggestivi in tutta l'esposizione.

Ma anche la falena bruciata è presente, trasformata, le sue ceneri vetrificano inserti di un'altra opera.

Per terra mosaici e divisioni di zone che solo in un secondo tempo si riveleranno serpentesse, una collana lunghissima pende dal soffitto del hangar e si riavvolge in una matassa a terra, con una domanda sul perché tutto si giri sempre verso sinistra in natura. Sono queste sorprese e questi dettagli che mi entusiasmano, continuerò a trovarne ad ogni visita.

La coralità della costruzione di tanti oggetti e l'opera “Carrozzone” che consente di sbirciare un po' la personalità, le letture e le amicizie dell'artista, me la fanno sentire particolarmente vicina e mi inducono a condividere il percorso di questa mostra con altre amiche e conoscenti.

Ecco che torno anche con le compagne di danzaterapia e ci entusiasmiamo reciprocamente;

attraverso i loro occhi e i loro gusti vedo altro che non avevo colto. Si può fare, si può condividere.

Abbiamo avviato un gruppo di cerAmiche in un Centro Civico per chi vuole sperimentare

liberamente.

Una note di qualche mese fa, navigando la mostra di Chiara sul sito di Hangar Bicocca vedo la richiesta di volontari/e per una seconda, performance e mi iscrivo in tempo. Lavoreremo per tre lunghi pomeriggi con la cantante Camilla Barbarito e l'attrice e regista Soledad Nicolazzi per mettere in scena frasi e suggestioni che hanno accompagnato la costruzione degli infiniti piccoli elementi che compongono le “Sorelle” di questa mostra.

Delle varie frasi cantate e drammatzzate queste mi sono parse le più vicine alle opere presenti:

“Tempo sospeso, tempo incompreso”, “Ombra solida che ancora striscia, cento occhi nella tana della biscia”, “vieni nella note, torniamo a spaventare”, “ inspira, respira, espira” , “manca un po' d'ombra e scorre, inciampa e si ferma tra le foglie”, “teniamo quel segreto che ci avvolge intorno” e infine la conclusione: “meno concreto e più diletto e vibrare per ritrovare un'interna potenza”.

Il video della performance, alla quale ha partecipato anche Chiara, non è stato ancora pubblicato.

Mara

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