Potevano mancare delle Streghe come noi a una mostra a loro intitolata?!
Ovviamente la risposta è NO!!
Dotate di tutte le nostre arti magiche, ma soprattutto del nostro spirito critico, siamo
andate alla mostra di Stregherie a Bologna.
Alcune nutrivano delle aspettative, altre un po’ meno, ma tutte ne siamo uscite con
l’amaro in bocca.
Chiara Spinnato è la fondatrice di Vertigo Syndrome la società che ha prodotto questa
mostra, ma ad accogliervi nella prima sala troverete un uomo, nonché curatore della
mostra: Luca Scarlini.
Nelle varie stanze troverete diversi banner che trattano della Vocazione della Strega e
della sua connessione con la natura, degli amuleti utilizzati, della caccia alle Streghe,
dei Sabba.
In ogni banner le descrizioni attingono a fonti storiche e descrivono con uno sguardo
“abbastanza” neutrale la storia delle Donne, delle Streghe.
Tuttavia viene completamente, tralasciata la visione delle Streghe, la conoscenza delle
erbe e delle guarigioni (solo appena accennate in alcune rappresentazioni), non vi è
nemmeno un accenno alle levatrici, al loro saper stare sulla soglia, tutto il lavoro sulla
Vita e sulla Morte. Non si parla mai della tessitura e del lavoro delle Donne in ogni
strato della società.
In ogni stanza vi sono iconograe, libri, feticci e strumenti rituali, ma la didascalia che li
accompagna esalta il solo aspetto folkloristico e il punto di vista maschile. Una
narrazione piatta e conforme, su centinaia di disegni e foto esposti, ricordiamo una
sola autrice, che comunque non si è discostata dalla narrazione generale: le solite
streghe lascive e pericolose, tentatrici, laide, capaci di ogni più turpe nefandezza.
La mostra è mancante del Cuore e dell’Anima delle Streghe, del loro mettere a
disposizione la conoscenza empirica, è mancante del punto di vista di una Donna.
Anche la sala interattiva, nella quale viene riproposto il processo a Orsolina Toni è più
un gioco, tanto quanto il libro delle ombre dove viene chiesto di lasciare la propria
traccia.
Irritantemente banale quel tappeto di membra strappate di bambolotti di plastica che
siamo state obbligate a calpestare per passare da un ambiente ad un altro. Penoso!
Uniche note interessanti quindi i banner, la stanza degli amuleti e la piccola mostra
fotograca iniziale sui rituali di guarigione dei nostri giorni.
Angela, Grazia, Paola e Samanta
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