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Le streghe sono tante

Immagine del redattore: scuoladistregheriascuoladistregheria

Aprile è stato un mese travolgente e sono contenta di essermi fatta travolgere perché mi sentivo come una carcerata durante



antico amore, un luogo in cui per tanto tempo mi sono sentita a casa; qualcosa che non è potuto (o non ho voluto – abbastanza) che diventasse la mia professione e forse va bene così. Però se non poteva essere lavoro non doveva essere nulla e sono stata distante per un tempo che ora mi sembra infinito, insomma sto parlando delle arti performative.

Prima però di approfondire il racconto avviso che in fondo c’è un invito per la partecipazione ad un evento notevole a settembre dove saremo presenti come Scuola di stregheria. Mi raccomando, non perdetevelo.

C’è stato un tempo in cui facevo l’attrice e la ballerina e me lo ricordo con tenerezza tutte le volte che vado a guardare il mio estratto contributivo e trovo la parte ENPALS (la previdenza di chi lavora nello spettacolo), allora mi accorgo che è vero e tornando in quegli spazi, sentendomi dire: “leggi tu per tutte con quella bella voce” mi sento di ritrovare una parte di me.

Insomma, dicevo, sono stata a Centrale Fies, uno spazio in cui si fa “della transdisciplianrietà un metodo, e della condivisione dei saperi un qualcosa di imprescindibile” per un evento che si chiamava “Witches brand new” e aveva come slogan “Tell mum the spell worked”. A parte Michela Zucca non conoscevo nessuna delle persone che erano in programma e non avevo aspettative particolari, mi bastava esserci.

Il posto è spettacolare già di suo e all’arrivo mi hanno subito regalato un blocco per gli appunti con la scritta “uncommon experiences in special places”. Direi un ottimo inizio. Era anche possibile acquistare borracce con la scritta “this can be the spell”, insomma, ero già felice così.

La prima che ho ascoltato è stata Makda Gheremariam Tesfaù che ha portato una riflessione sulla streghitudine in senso antirazzista definendo strega chi si dà la possibilità di guardare al mondo da una posizione subalterna e di fare di questa subalternità il proprio potere. Ha poi concentrato il discorso sul linguaggio e sulla parola magica come parola imbevuta di azione che produce effetti sul mondo chiedendo a chi ascoltava di riflettere sull’effetto che ci fa essere “scritte” dall’esterno e non potersi affrancare dal racconto di noi come violenza epistemica agita da chi gode di egemonia culturale. Sto restringendo in poche righe un lungo e articolato intervento che ho registrato, chi lo vuole ascoltare scriva a casa@lacasadellestreghe.it.

Poi c’è stato l’intervento di Barbara Bologna, una stilista che ha spiegato come trasformare un’idea, un desiderio, un incantesimo in un abito, di quanto è importante essere consapevoli che possiamo anche tacere ma come siamo vestite racconta il 70% di noi. Ha poi invitato a non guardarsi allo specchio perché non è importante ciò che vedono gli altri ma ciò che sentiamo noi.

Vabbè, Michela Zucca che la racconto a fare… ci ha parlato di fonti di ricerca sulle streghe, delle streghe come rivoltose e resistenti, della libertà sessuale, sapienza, posizione fra i mondi, culti del sangue, comunità egualitarie (con i più bassi tassi di violenza interna) e suicidio collettivo come via alternativa preferibile alla schiavitù. Ci ha raccontato di Ludovico il Moro che non prendeva una decisione importante se prima non andava in Valcamonica a consultare le Sibille, dell’eliminazione dei ceti alti come classe, delle accuse che ricevevano e di quanto potessero essere fondate e della caccia alle streghe come malattia sociale come il fascismo o la malinconia. Anche questo ho registrato e lo rendo disponibile ma di più invito a partecipare agli eventi organizzati dall’Associazione Sherwood, partecipare ad una qualunque attività formativa con Michela Zucca cambia fortemente la prospettiva con cui si guarda ad un sacco di cose. Si può essere più o meno d’accordo con lei ma è una questione di metodo e non c’è nessuna, secondo me, che fa un lavoro come il suo.

L’ultima attività a cui ho partecipato il primo giorno è stata quella con Maria Chemello / prima c’erano le Fate che è difficile da descrivere a parole ma posso condividere il testo profetico che abbiamo realizzato in un lavoro di gruppi ispirato dalla frase: “In un futuro in cui ci sarà solo la notte...”:

In un futuro in cui ci sarà solo la notte la morfologia degli arti si modificherà adattandosi alle nuove condizioni. Non più mani con dita, ma appendici più simili a zampe d’uccello, in una prima fase. Avranno anche nuove funzioni: potranno guarire, dare forza a chi è debole e proteggere dal male.

Promettimi che ti vorrai bene e non lascerai che ti calpestino, che riuscirai a superare paure che sembravano impedirti di sognare.

Al mio volere tutto il mondo, secondo variabili usanze e sotto numerosi nomi, sognerà un nuovo simbolo dell’unità di tutta la vita in natura.

Promettimi una cosa soltanto: conoscerò me stessa, mi incontrerò e mi innamorerò perdutamente di me. Solo così potrò abbracciare la mia stessa.

Il segno incenerirà l’immagine, nello spazio aleggeranno le lucciole, il terreno ululerà. Correrò fino a diventare luce.

Il secondo giorno si è aperto con Giulia Damiani che ha portato Spaccature una lecture-performance ispirata al lavoro del gruppo femminista Le Nemesiache di Napoli e il loro approccio alla creazione che chiamavano psicofavola. Difficile da descrivere, ho solo una gran voglia di scoprire di più sulle Nemesiache e invito tutte a fare altrettanto. Magari poi ci si racconta.


EVENTO: tornando a Tesfaù, ad un certo punto ci ha chiesto: se una parola ci scrive e definisce, quale parola, o strategia linguistica rappresenta una forma di emancipazione e perché?

Dentro la Casa delle Streghe prima e la Scuola di stregheria poi abbiamo scelto parole che raccontano miti dal punto di vista delle donne come strategia di consapevolezza ed emancipazione.

Ci ha fatto notare, Tesfaù, che esistono forme di microresistenza, strategia di emancipazione della singola senza modificare il contesto, ma più ce ne sono e meno è forte, complessivamente, l’energia di trasformazione perché si diventa una stampella del sistema da abbattere. Il nostro lavoro, invece, è collettivo e sappiamo bene l’importanza di mantenerlo tale. Porteremo un workshop su questo e sul racconto di Penelope a Merano (BZ) alla Pea Conference dal 6 all’8 settembre. La conferenza ha un notevole programma di ospiti anche internazionali e la partecipazione è gratuita (mentre chi porta workshop deve pagare il che è già un ottimo segno). Il nostro lavoro di ricerca e racconto sul mito è stato selezionato e ne siamo molto onorate. Stiamo cercando un alloggio e ci piacerebbe condividerlo con altre streghe che vorranno partecipare. Se vuoi esserci scrivi a scuola@stregherie.org.


Sempre a Centrale Fies quest’estate ci saranno una serie di eventi notevoli e la possibilità di pernottare in una specie di campeggio intorno alle centrale con tende fornite dall’organizzazione.

Un po’ di streghe ci saranno nel fine settimana 19-21 luglio per la Free School of Performance.

Maggiori info sui social della Centrale e se ci sentiamo possiamo organizzarci meglio scrivendo a scuola@stregherie.org.


Annalisa

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