Ecco un primo collage di impressioni, tanto affascinanti quanto spontaneamente arcane, tratte dalla nostra personalissima ricerca sulle Lune d’estate. Traendo spunto dal prezioso testo di Luisa Francia dedicato alle Tredici Lune abbiamo eseguito meditazioni, divinazioni e danze legate alla Sibilla e alla Sfinge.
Settima luna : la Sibilla.
Animale sacro: la civetta
Pianta sacra: Achillea millefoglie
ho sentito la potenza dell’acqua, fonte di vita. Acqua sotto di me nel terreno umido, acqua sopra di me con qualche goccia di pioggia, acqua di fianco nel macero, acqua nella ciotola. acqua per dissetare il cane e tutti gli animali, acqua per le piante ora verdeggianti, acqua nel mio corpo. Cerchi concentrici. Acqua in movimento col vento. In movimento con il riflesso delle foglie che si muovono, con le gocce di pioggia che cadendo fanno cerchi concentrici. Acqua che specchia. Acqua che rinfresca, acqua che passa tra le dita.
D’un tratto ha preso a piovere e mentre preparavo accuratamente
preparato lo spazio con un cerchio di 13 pietre, ho raccolto un po' di acqua piovana
anziché prenderla sporca dalla tinozza abbandonata nel mio giardino. Mi sono allineata
in cerchio con le pietre che avevo disposto ed iniziato la respirazione per la centratura.
Ho impiegato tempo a liberarmi della pesantezza dei pensieri che mi si sono affastellati
in coro nella mente. Non riusciva fare il vuoto nella mente... Poi un grumo di gemme semipreziose che non saprei denominare, erano candele grezze di colore scuro, nero come l’ossidiana o la tormalina nera o forse onice. Quando mi sono avvicinata alla ciotola ho visualizzato un bastone di luce viola/blu.
Dopo aver raccolto una ad una le pietre che avevo disposto in cerchio ho pescato il
cavaliere di denari dei tarocchi.
Guardo nella ciotola di cristallo: l’acqua è immobile e sul fondo noto delle macchie che mi ricordano una luna nera crescente sovrapposta a una luna piena bianca, entrambe con volti e espressioni ammiccanti. In un angolo, un riflesso a forma di triangolo, lungo e appuntito. Nero. Sembra il cappello di una strega.
Ero seduta in mezzo ad un tappeto di timo fiorito nel luogo più magico raggiungibile da casa in pochi minuti.....guardavo il cielo e guardavo la terra, e sentivo il vento e tutti gli esseri senzienti visibili intorno a me sembravano cantare... Ho iniziato a far girare la ciotola perché mi sembrava che l’acqua avesse voglia di muoversi.
Ottava Luna: la Sfinge
Animale sacro: la mosca
Pianta sacra: Felce
4 donne, un lutto importante di pochi giorni prima, un tavolo, una stanza, una candela, incensi, ciliegie, mandorle, taralli, vino, il libro di Francia, il tamburo e altri strumenti.
La chiamata alle direzioni e agli elementi, la chiamata al mondo di sotto, al mondo di sopra e al mondo di mezzo.
La danza, al buio, in intimità, con la sola luce di una candela, accompagnata dalla dolce melodia di Kal Akal, Siri Akal, Maha Akal, Akal Murat.
La condivisione. Gratitudine e sorellanza.
L’enigma di una di noi: il sud del mondo che cerca di dialogare con il nord. Il nord non capisce. Saper ascoltare e sospendere il giudizio
Quanto angosciante, difficile, faticoso è stato!!! Ma, sullo sfondo, il sorriso sardonico dello Stregatto.
Di nuovo sono ferma davanti alla fatidica domanda: “è questa la vita che desideravi?”
La trovo in una capanna di paglia con la porta di canne... Lei è seduta su una grossa seggiola di legno grezzo: dalle spalle in giù ha il corpo di una donna di colore dalle forme abbondanti, gonna di paglia e corpetto di stoffa grezza.
Faccio la domanda fatidica. Replica di smettere di preoccuparmi. Take it easy… in pratica non mi risponde. Oppure non sono pronta a comprendere.
La danza è un succedersi di cerchi
Con me danzano turbini di sabbia e arrivano anche spirali, tornados di mosche, che ronzano e ruotano vorticosamente. Le sento amiche, mi sembra quasi di vederle ammiccare.
Arriva la Sfinge: “Nella vita non si può sempre essere al top. Rassegnati al fatto che ci sono alti e bassi, successi e insuccessi, oro e fango, luce e ombra… puoi sbagliare, puoi non essere all’altezza, puoi fare schifo, ogni tanto. Non è una grande liberazione prendere atto e accettare queste possibilità?
Sei tu stessa a complicarti l’esistenza!
Sii come la mosca! Concediti la possibilità di “fare schifo!” svolazzando sulla merda allegramente. “
Sono su una spiaggia e cammino sulla battigia al tramonto. So che dovrò arrivare fino in fondo alla baia dove mi aspetta la risposta.
Un'’aquila mi fa segno di salire su un idrovolante, lei è alla guida. Partiamo... fuori vedo solo mare a perdita d’occhio e piango, a dirotto e disperata. Lei mi dice: guarda, questo è quello che hai costruito, il frutto di tutto il tuo impegno. Ma io non vedo nulla se non il mare e quello non è opera mia. Il mare che mi fa venire in mente tutti quelli che ci muoiono ogni giorno inseguendo un sogno, una speranza. Il mare che ha inghiottito quel bambino che aveva cucito la sua pagella sul cuore... L’aquila di nuovo mi dice di guardare meglio e allora vedo piccole isole piene di donne e di risate. Penso: presto verranno sommerse dall’innalzamento del livello dei mari. Tutto intorno i delfini saltano fuori dall’acqua, le balene fanno enormi spruzzi, le isole sono verdeggianti e fiorite.
Torniamo indietro e io, di nuovo, piango. L’aquila in saluto mi dice: torna quando vuoi.
La Danza
Un respiro che soffoca in gola, come uno spavento, la fatica o la reazione ad un colpo.
Mi sono fermata nel crepuscolo e tenendo gli occhi socchiusi ho visto, e di nuovo ho pianto,
stavolta davvero di disperazione e sconforto. Ero circondata da animali con occhi di fuoco che ringhiavano ma venivano tenuti lontano senza grossa preoccupazione da lupe bianche. Io mi disperavo perché non vedevo via d’uscita e pensavo alla guerra, alle distruzioni, al dolore che sento circondarmi...
Quando non ne ho potuto più ho aperto gli occhi completamente e ho visto, fra gli alberi, una macchia nera che non si avvicinava ma cambiava forma leggermente. Ho distolto lo sguardo e poi ho guardato di nuovo ed era sempre lì.
Mi è venuta in mente una canzone dei Police: King of Pain e ho cominciato a cantarla. Il canto mi ha riportato alla danza che era come di una persona che subisce colpi e il corpo reagisce con il movimento e il respiro, ho ringraziato, riaperto il cerchio, preso le mie cose e, sempre con l’acqua negli occhi, ho ripreso la via di casa. Poco dopo i primi passi ho visto le prime lucciole della stagione.
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